Pagine

venerdì 29 novembre 2013

Facciamo i conti

Meno male che sono ingegnere, quindi un minimo di matematica dovrei conoscerla! Però chiunque può confermare che quando mi chiedono in cosa sono laureata, rispondo che sono ingegnere elettronico, ma non professo.
A marzo ho festeggiato i cinque anni liberi da malattia. Che magicamente, a ottobre, sono diventati sei e mezzo.
Da dove è spuntato quell'anno in più? Mistero!(*)
E mica me ne sono accorta subito, noooo! Mi ci è voluto quasi un mese per realizzare che 2013 meno 2008 fa cinque e non sei.
Ecco, intanto vado a correggere il post del 30 ottobre, da sei e mezzo a cinque e mezzo, perché con un errore del genere la sufficienza proprio non me la merito.

Ho fatto due conti anche con l'oncologo, oggi.
La visita era prevista due settimane fa, ma era stata rinviata perché il medico era assente, quindi tutti i pazienti di quel giorno sono stati ridistribuiti tra giovedì scorso e oggi e questo ha fatto aumentare a dismisura i tempi di attesa, già solitamente lunghi: sono entrata in ambulatorio più di tre ore dopo l'orario dell'appuntamento.
Ero ben attrezzata con e-reader e tablet perché conosco bene il mio oncologo, so che è sempre in ritardo con le visite, soprattutto quelle previste in tarda mattinata e non perché sia poco efficiente: semplicemente, lui dedica ad ogni paziente tutto il tempo necessario.
Visibilmente soddisfatto, ha preso visione dei risultati degli ultimi esami e ha sottolineato che mi trova veramente bene, nonostante ci sia sempre una punta di preoccupazione per la palla, che negli ultimi controlli sembra leggermente aumentata di volume. Non è soltanto lui, praticamente tutti i medici che mi hanno visitata in questi anni hanno storto un po' il naso di fronte a questo corpo estraneo che potrebbe diventare fonte di future complicanze. Radiologi, ginecologi, chirurghi, ortopedici... forse gli unici che non hanno detto nulla sono stati l'otorino e l'oculista, ma tutti gli altri mi hanno chiesto se non abbiamo tentato di eliminarla. Sì, abbiamo tentato. E no, non ha funzionato.

Mi ha fissato il prossimo controllo tra sei mesi. Pensavo che passati i cinque anni mi avrebbe concesso una libera uscita un po' più lunga, ma evidentemente preferisce essere prudente e tutto sommato mi va bene così, sono più tranquilla anch'io.
Gli ho chiesto conferma del fatto che il mio follow-up durerà dieci anni. Sembrava quasi in imbarazzo, forse pensava che dopo cinque anni io mi aspettassi di aver finito e fossi delusa, così mi sono affrettata a rassicurarlo. "Guardi, lo so che i sarcomi sono piuttosto insidiosi ed è meglio controllarli un po' più a lungo rispetto ad altre forme tumorali...". Ma avevo frainteso.
Il suo disagio nasceva dal dovermi comunicare che anche se va tutto bene, il mio follow-up durerà più di dieci anni.
Forse per via della recidiva o forse perché ho partecipato ad una sperimentazione clinica e vogliono monitorare la situazione più a lungo, fatto sta che hanno in programma di continuare a tenermi sotto controllo ancora per molto tempo. Prospettiva che tutto sommato mi pare accettabile, dato che implica che io viva ancora per "molto tempo".
La visita si è conclusa con una prova concreta dell'attenzione del medico verso di me. Nonostante in tutti i documenti clinici io sia identificata come Lazzarini Camilla, nella comunicazione per il mio medico di base l'oncologo ha scritto La sig.ra Lazzarini Mia. Perché lui ascolta. Ascolta sul serio, presta attenzione a ciò che gli viene detto. Magari può dimenticare i dati della cartella clinica, ma si ricorda di quello che gli racconto di me, del lavoro, dei miei hobby... E si ricorda del mio nome, quello vero.


(*) Ma che mistero d'Egitto! Lo so benissimo da dove arriva quell'anno in più: suo padre si chiama Ottimismo e sua madre Speranza.


giovedì 21 novembre 2013

Addio Wide



Addio dolce amica dagli occhi belli e dal cuore grande.
La tua vita è stata un sentiero troppo breve, ma così pieno di luce da illuminare il mondo.

Addio grande donna, che hai saputo trovare un senso ad ogni tuo giorno e riempirlo di vita.
Grazie per averci permesso di camminare al tuo fianco, per aver condiviso con noi tanta saggezza, tanti sorrisi, tanta speranza e tanto amore.

Addio Anna, rosa d'inverno.
Ogni parola che mi hai lasciato rimane nel mio cuore come un tesoro prezioso, ogni ricordo di te è un dono per il quale posso soltanto dirti


grazie




giovedì 14 novembre 2013

Gioco d'azzardo

Oggi sono passata dall'ambulatorio del medico di base a ritirare una ricetta che avevo richiesto per telefono. La segretaria me l'ha consegnata con un post-it attaccato sopra, su cui c'era scritto VACCINO: come ogni anno, la dottoressa mi ricorda che ho diritto alla vaccinazione antinfluenzale gratuita.
E, come ogni anno, io svicolo.
Non sono un'antivaccinista, assolutamente. Anzi, sono convinta che se non ci fossero tanti genitori contrari alle vaccinazioni pediatriche, alcune malattie infettive sarebbero scomparse dal nostro pianeta, o quantomeno molto prossime all'estinzione. Penso in particolare a difterite e poliomielite, che potrebbero essere definitivamente sconfitte, come è avvenuto anni fa per il vaiolo, se si riuscisse a completare un programma di vaccinazioni di massa a livello mondiale.
Sull'opportunità della vaccinazione antinfluenzale invece ho qualche dubbio.
La sua efficacia non è completa: copre il ceppo virale che si presume prevalente nella stagione, ma spesso i virus in circolazione sono più d'uno e in passato ho sentito diverse persone lamentarsi di aver contratto comunque un'influenza nonostante il vaccino. Inoltre, la copertura ha una durata limitata nel tempo: solo una stagione.
D'altra parte, anche se l'influenza non è di per sé una patologia grave, la mia condizione di immunodepressione ormai cronica (sigh!) potrebbe espormi ad un maggiore rischio di complicanze.
È anche vero però che sono passati più di vent'anni dalla mia ultima influenza e mi piace pensare di aver ereditato la mitica resistenza della nonna Ester e della Maria a questo tipo di patologie.
È per questo che negli ultimi anni ho sempre rinunciato al vaccino, ad eccezione di quando la Maria era malata, ma in quel caso l'avevo fatto per proteggere lei.
Gioco d'azzardo anche quest'anno?


PS: a chi eventualmente avesse la malsana idea di suggerirmi una terapia omeopatica preventiva, suggerisco di leggere questo.


lunedì 11 novembre 2013

Un vero signore

So che alcuni lettori del blog sono in trepida attesa di aggiornamenti felini, ma come già anticipato nel precedente post, in questi giorni ho qualche difficoltà pratica a scrivere al PC...

L'ambientamento dei nuovi arrivati è stato pressoché istantaneo e si sono adattati benissimo alla nuova casa...

...e ai relativi umani!

Poche ore dopo il loro arrivo avevano già imparato ad usare la lettiera, pur non avendola mai vista prima, e si sono rivelati subito molto puliti, affettuosi e vivaci.
Ognuno di loro ha subito iniziato a mostrare le proprie particolari caratteristiche, che ci hanno guidato nella scelta dei nomi.

Uno ha confermato la predilezione per la tecnologia elettronica e l'informatica...


... che già il primo giorno gli è valsa il suo nome: Hacker, subito abbreviato in Aki.
Oltre alle abilità informatiche (ha attivato funzioni del PC che mi erano totalmente sconosciute), Aki promette di essere un ottimo cacciatore: è agile e veloce e insegue con feroce determinazione qualsiasi cosa si muova.

Per l'altro la scelta è stata più difficile.
È coccolissimo, ci riempie continuamente di baci e fusa e ama dormire in posizioni improbabili, quindi inizialmente avevamo pensato di chiamarlo Morfeo.



(si noti che l'idillio con Renato prosegue nel migliore dei modi)
Però è anche un gran rompiscatole: curioso, invadente e prepotente: probabilmente era il più forte e intraprendente della cucciolata, infatti è un po' più grande di Aki, mangia più velocemente e quando la sua ciotola è vuota, ruba quella del fratello agganciandola con la zampetta.
Abbiamo formulato altre proposte, ma nessuno dei nomi che ci venivano in mente sembrava cogliere l'essenza di questo gatto, finché, ieri pomeriggio, mentre ragionavo sulla necessità di trovare un nome che andasse anche più avanti, quando probabilmente diventerà un imponente gattone grigio... grigio... grigio... Trovato il nome: si chiamerà Gandalf!

Eccoli dunque entrambi battezzati.

E il Ciccio?
Di certo non è contento dell'invasione delle due piccole pesti, ma non si abbassa a comportamenti plebei come menare le zampe. È superiore a queste meschinità, lui.
Fondamentalmente cerca di evitarli e passa la maggior parte della giornata fuori, nella sua cesta sotto il portico, entrando solo per mangiare.
Per limitare il suo disagio, lo riempiamo di coccole e gli riserviamo alcuni privilegi: la sua zona pranzo è separata, con ciotole riservate soltanto per lui, riempite sempre con i cibi più raffinati, e quando entra in cucina, allontaniamo i piccoli, in modo che possa mangiare in santa pace. Durante la notte il gattume viene chiuso nella lavanderia, per lasciare a completa disposizione del Ciccio il resto della casa, incluso il nostro letto.
Sembra più che altro scocciato dalla presenza di questi due intrusi e li guarda come farebbe un adulto con i figli maleducati di qualcun altro: sicuramente pensa che meriterebbero una bella ripassata, ma sa che non è opportuno provvedere personalmente, quindi si limita a fulminarli con lo sguardo.
Quando loro riescono ad avvicinarsi - e lo fanno ogni volta che gliene capita l'occasione - si lascia annusare senza reagire e subito si allontana.
Un vero signore.

sabato 2 novembre 2013

Cinquanta sfumature di grigio


Stamattina il nostro letto si è trasformato in un campo di battaglia, il teatro di una frenetica danza di coppia.

Due corpi che si univano e si separavano, stringendosi l'uno all'altro per poi allontanarsi e ritornare vicini.

Occhi che si incontravano, si studiavano, si sfidavano.

Contatti ad alta intensità, esplosioni di energia e momenti di assoluta dolcezza.

Un gioco che era divertimento, passione, amore.

E, alla fine, due corpi caldi, sfiniti dal confronto, che riposano vicini in un vortice di tenerezza e di colori.




Cinquanta sfumature di grigio.






Forse anche di più...








Non siamo riusciti a resistere: ecco i nuovi componenti della nostra famiglia in tutto il loro splendore!


Quando era morta Susi, nel  2006, avevamo subito pensato di prendere un altro gatto, ma la Maria aveva posto il veto, sostenendo che il Ciccio era già un impegno più che sufficiente.
In seguito è stato il timore della reazione del Ciccio a trattenerci: alla sua veneranda età, invalido e ormai abituato da anni a regnare incontrastato in casa, come si sarebbe comportato di fronte a un nuovo, piccolo ospite? Sarebbe stato felice di avere compagnia oppure geloso? Accogliente o aggressivo? Soddisfatto oppure offeso? Avrebbe considerato un nuovo gattino come un compagno oppure un intruso?
Per anni, a malincuore, abbiamo resistito a tutte le proposte di adozione.
E poi...

Verso metà agosto, nell'officina in cui lavora Renato è nata una cucciolata.
Mamma gatta, proveniente dalla casa vicina, aveva deciso di sistemare lì i suoi cinque piccoli per proteggerli dagli altri gatti, ma soprattutto dagli umani che già in altre occasioni le avevano sottratto i piccoli per sopprimerli (ma perché invece di comportarsi da barbari non sterilizzano le gatte?). Il suo istinto felino le aveva suggerito di fidarsi delle persone che lavorano lì, al punto che fin dai primi giorni ha lasciato che Renato e il suo titolare si avvicinassero ai gattini e addirittura li prendessero in braccio.
Dopo un paio di settimane, quando i micetti hanno iniziato ad uscire dalla scatola in cui erano stati sistemati, è stato necessario spostarli in un altro ricovero, altrimenti avrebbero rischiato di ferirsi le zampette con i trucioli di ferro che a volte si trovano sul pavimento dell'officina.
Per qualche giorno non si sono visti, poi mamma gatta è tornata, accompagnata da uno dei piccoli, uno splendido maschio dal folto mantello grigio con sfumature crema, che si è immediatamente piazzato sui piedi di Renato facendo le fusa.
Micia e micetto hanno continuato a visitare regolarmente l'officina, soltanto loro due, e ogni volta il piccolo andava a farsi coccolare da Renato.
Era nato un amore.


Vedendo come a Renato si illuminavano gli occhi ogni volta che parlava del micetto, gli ho proposto di fare una prova. Approfittando del weekend lungo, che avremmo trascorso a casa, potevamo portare qui il gattino e valutare la reazione del Ciccio: se fosse stato troppo aggressivo o geloso, il micetto sarebbe tornato dai suoi fratelli.
Dopo qualche tentennamento ha accettato e ieri mattina ci siamo armati di trasportino e siamo andati a recuperare il gattino.
Era in cortile, insieme a mamma gatta e ai fratellini... e io ho avuto un'ispirazione. E se ne avessimo presi due? Si sarebbero fatti compagnia a vicenda, senza disturbare troppo il Ciccio.
Detto, fatto.
Ce n'era uno bellissimo, grigio fumo, ma era una femmina e io preferisco i gatti maschi con i quali, non so per quale motivo, sono sempre riuscita a creare legami più forti rispetto alle femmine.
L'altro maschietto aveva ereditato il disegno mantello tabby blotched dal padre, ma i colori della madre: un trionfo di grigi. Preso!


Il breve viaggio in macchina fino a casa è andato liscio, sembra che nessuno dei due soffra il mal d'auto.
Appena arrivati, hanno iniziato ad esplorare il salotto e la cucina e hanno subito preso confidenza con la lettiera, anche se non l'avevano mai usata prima.
L'amore di Renato si è confermato... l'amore di Renato!

L'altro invece ha manifestato una predilezione per il mio PC. Una predilezione MOLTO forte: ci ho messo tutto il pomeriggio a scrivere questo post perché c'erano quattro zampette pelose che continuavano a premere tasti a caso!

Non hanno ancora un nome, perché vogliamo prima essere sicuri di poterli tenere con noi e questo - ovviamente - dipende dal Ciccio.

Appunto: come va con il Ciccio?
Il primo contatto è stato piuttosto teso, anche se meno peggio di quanto temevo: appena li ha visti ha iniziato a ringhiare e soffiare, ma senza tentare realmente di attaccarli, tanto che mi è bastato tenergli una mano sul petto per evitare che si avvicinasse troppo.
Fortunatamente, i micetti sono cresciuti insieme a diversi adulti, per cui non hanno mostrato aggressività verso di lui, quanto piuttosto una certa curiosità che ha portato ad un contatto violento quando uno dei due gli è andato incontro. Li abbiamo subito separati e non ci sono state conseguenze.
I successivi incontri sono stati sostanzialmente tranquilli: il Ciccio passa la maggior parte del suo tempo fuori oppure nel garage e quando entra li guarda con sospetto, ma non soffia più, prima di cena si è addirittura acciambellato a poca distanza; loro per lo più lo ignorano e se cercano di avvicinarlo, li tratteniamo.
Non è ancora il caso di lasciarli insieme senza sorveglianza, ma sono ottimista sulle possibilità di una futura convivenza civile.