Abbiate pazienza, in questo periodo sono parecchio impegnata con lavoro e con il teatro: dopo più di due anni di preparazione, finalmente venerdì sera il nostro Tartufo ha debuttato, con una prova aperta, in attesa della prima esibizione ufficiale prevista per fine maggio.
Ma torniamo al weekend romano.
Dopo aver salutato le amiche bloggers, riprendo la metro (grazie a Romina e Maschio Alfa per il passaggio fino alla fermata!) per tornare a casa degli zii. Giusto il tempo per una doccia e un cambio d'abito, poi di nuovo fuori per il pre-raduno del forum Nonsolodisneyland.
Passa a prendermi Lorenzo, con Giada e Sara, che sono cresciutissime rispetto al nostro incontro montano di qualche anno fa, ma non hanno perso il loro dolcissimo sorriso.
Ci spostiamo verso Marino, nel locale scelto per la serata. Il più grande dei miei cugini di Roma, che abita poco lontano, mi fa una sorpresa e passa con la moglie a salutarmi.
A poco a poco arrivano tanti altri amici, vecchi e nuovi e la serata trascorre in allegria, accompagnata da ottime chiacchiere, buona musica e cibo gustoso e abbondante. Scelgo un antipasto fritto misto (crocchetta, supplì, fiore di zucchina e due olive ascolane) e un piatto di gnocchi, che però è talmente enorme che nonostante io sia decisamente una buona forchetta, riesco a mangiarne solo poco più della metà. Sulla via del ritorno, Lorenzo propone una sosta in una cornetteria aperta ventiquattr'ore su ventiquattro. Sono passate un paio d'ore dalla cena, giusto il tempo per liberare un angolino di spazio nello stomaco: come resistere? Mi riprometto mentalmente di iniziare un mese di Ramadan alla fine di questo tour de force gastronomico e sprofondo allegramente nella tripla libidine di una bomba alla crema appena fatta.
Domenica mattina fingo di mettere a tacere i sensi di colpa con una colazione leggera, solo un bicchiere di succo d'ananas non zuccherato, ma so benissimo che lo sto facendo solo per godermi meglio il pranzo.
Il mio chaffeur è di nuovo Lorenzo. Questa volta la destinazione è un ristorante con una splendida vista sul lago di Nemi.
Ci ritroviamo in 55 provenienti da tutta Italia: Roma è molto ben rappresentata, ma ci sono anche Torino, Napoli, Bari, Lamezia Terme, Pinerolo, Iglesias, Lecce, Foligno, Mantova, Varese, Cagliari, Tivoli. Ritrovo con piacere gli amici già conosciuti in altre occasioni e conosco finalmente di persona i nuovi utenti.
Ottimo pranzo, con antipasto di affettati misti, bocconcini di mozzarella e porchetta e poi un tris di primi tipicamente romano: amatriciana, carbonara e cacio e pepe, poi un dessert che mi conferma che le fragole di Nemi meritano tutta la loro fama.
E naturalmente non poteva mancare una splendida torta di compleanno!
Il tempo vola, si avvicina l'ora di cena e il linguaggio non verbale del personale del ristorante ci fa capire che è ora di andare: ci salutiamo, grati per avere avuto la possibilità di incontrarci.
La serata a casa degli zii porta un altro carico di allegria: a cena ci sono la seconda zia e il secondo cugino con la moglie e la più grande delle figlie (se ve lo state chiedendo: sì, a Roma la nostra famiglia ha stabilito una vera e propria colonia).
In questo weekend di incontri, ho deciso di ritagliare un po' di tempo soltanto per me. Lunedì mattina mi attrezzo con un paio di scarpe comode e prendo la metro per andare a pascolare in centro.
La metropolitana offre sempre interessanti occasioni di man-watching e oggi non fa eccezione. Davanti a me si siede una signora elegantissima, con un abito di crepe nero e beige, accessori perfettamente coordinati e PC portatile. Risponde al telefono e l'immagine raffinata crolla miseramente sotto il peso di una parlata in stile sora Lella.
Scendo a Flaminio e già prima di attraversare l'arco che conduce a piazza del Popolo sento il brusio dei turisti che affollano il centro in questa splendida giornata di primavera. Mi siedo sui gradini della basilica di Santa Maria del Popolo per qualche minuto, osservando l'obelisco e le chiese gemelle dalla parte opposta, poi attraverso la piazza e imbocco via del Corso.
Cammino con calma, osservando le vetrine in cerca di qualche buona occasione per lo shopping, ma ho una meta precisa: c'è un posto in particolare in cui voglio andare oggi.
In fondo a via del Corso si scorge l'altare della Patria, dove si onora il Milite Ignoto. Pur rispettando chi ha sacrificato la propria vita per il Paese, non ho mai amato questo edificio: l'ho sempre visto come un monumento alla stupidità della guerra. Mi tengo alla larga anche dai palazzi della politica, dove solo l'altro ieri si è consumata una tragedia, e imbocco una stradina laterale che mi porta infine alla mia destinazione: il Pantheon.
Mi accosto sempre con riverenza a questo capolavoro di architettura di duemila anni fa: la grande cupola con il decoro a cassettoni è uno straordinario concentrato di armonia e tecnica costruttiva.
Non riuscirò mai a considerarlo una basilica cristiana.
Il Pantheon è per definizione il tempio di tutti gli dei, un luogo di spiritualità laica e ai miei occhi tutte le aggiunte del culto cattolico, l'altare, i banchi, il crocifisso... scompaiono per lasciare solo i mattoni e i marmi antichi e il fascio di luce che entra dal soffitto a illuminare l'ideale di tolleranza che questo edificio rappresenta. Anche le tombe dei Savoia mi sembrano fuori luogo qui, come figurine attaccate sull'album sbagliato.
Lasciato il Pantheon, torno verso via del Corso e sbuco nella deliziosa piazzetta barocca di S. Ignazio; mentre ammiro l'armoniosa architettura degli edifici bianchi e gialli, dalle linee verticali dritte, mentre quelle orizzontali sono curve come in un abbraccio, una turista giapponese mi avvicina per con una cartina in mano per chiedere aiuto per orientarsi.
In viaggio capita spesso che qualcuno mi chieda indicazioni, addirittura una volta, in un castello dell'Alto Adige un gruppo di turisti mi ha scambiato per la guida e quando ho chiesto come mai , mi hanno risposto che avevo "la faccia di una che sa". Sarà...
Comunque è vero che spesso riesco ad essere di aiuto, un po' perché ho l'abitudine di studiare in anticipo le mappe dei luoghi che visito, ma soprattutto per fortuna: ricordo in particolare una volta, sempre a Roma, in cui mi chiesero come raggiungere proprio la via in cui abita una delle mie zie. Anche questa volta la fortuna mi assiste: la cartina della turista ha le scritte in giapponese, ma identifico subito la sagoma caratteristica del Pantheon e, in base a quella, la nostra posizione attuale. La signora mi chiede come arrivare al Pantheon e le indico la strada da cui sono appena arrivata.
Lasciata piazza S. Ignazio, mi dirigo verso la seconda meta architettonica della mia giornata, ma ancora una volta Roma mi regala perle inaspettate: guardandomi intorno mentre cammino scorgo vicino a piazzetta Oratorio il cortile interno di un edificio molto bello e particolare.
Poco più in là passo davanti al teatro Quirino, con un po' di invidia per i grandi nomi della stagione di prosa pubblicizzata sui manifesti, con spettacoli che difficilmente arriveranno nel nostro piccolo teatro di provincia.
Uno scroscio d'acqua annuncia finalmente la mia destinazione.
Davanti alla fontana di Trevi rimango a lungo incantata ad ammirare questo capolavoro: la grande statua di Oceano, i cavalli alati, i bassorilievi delle alghe, la delicata armonia tra acqua, rocce e sculture.
Il movimento di una tenda dietro ad una delle finestre di sinistra risveglia una mia vecchia curiosità: chissà come si vive in quel palazzo, proprio dietro alla fontana più famosa del mondo?
È ormai ora di pranzo: mi fermo a comperare un trancio di pizza con le patate e me lo gusto passeggiando. Esito un attimo davanti all'ingresso della Galleria Alberto Sordi chiedendomi se sia il caso di entrare con la pizza in mano. Ma certo, perché no? Alla peggio mi prenderanno per una turista squattrinata, ma l'opinione di clienti e negozianti della Galleria non è certo in cima alle mie priorità.
Per pura curiosità entro da Braccialini a vedere le famose borse, in particolare quella a forma di gufo che è davvero uno spettacolo e di cui non ho nemmeno il coraggio di chiedere il prezzo. Che poi avere per le mani un oggetto così costoso mi metterebbe a disagio, avrei sempre paura di rovinarlo.
Mi tengo invece alla larga dalla libreria Feltrinelli perché so già che se ci entro, rischio di rimanerci per il resto della giornata, mentre il mio programma ora prevede shopping selvaggio.
E shopping sarà.
Prima tappa il Disney Store, da cui esco con un paio di tutine per i figli di due amiche e per me il Blu Ray di Ribelle, in offerta ad un ottimo prezzo (PS: davvero bellissimo, una delle migliori animazioni che abbia mai visto!)
È poi la volta dei principali marchi di abbigliamento per taglie forti, in cui a Roma trovo un assortimento cromatico decisamente più vario del nero-blu-marrone che da queste parti sembra essere l'unica opzione per le donne XXL come me.
Batto a tappeto le strade della moda, da via Condotti a via Frattina, e mi lascio tentare anche da un paio di sandali Nero Giardini che mi sembrano decisamente comodi, oltre che carini, da un set di lenzuola in raso di cotone e... da un gelato di Venchi al cioccolato e peperoncino!
Alla fine, carica di borse e pacchetti, mi riposo su una panchina a piazza di Spagna. La giornata è così calda e soleggiata che sembra ancora primo pomeriggio, invece sono da poco passate le 18 e io sono in giro da quasi nove ore, una pausa ci sta proprio.
Guardando verso Trinità dei Monti, mi cade l'occhio sull'edificio subito a sinistra della scalinata, dove fa bella mostra di sé un'insegna di marmo: TEA ROOMS.
Mi avvicino per curiosare e scopro un logo a forma di gatto nero, che mi convince istantaneamente a rinchiudere a doppia mandata in un angolo della mente gli scrupoli su quanto può costare un tè in questo posto. Entro.
Il locale si chiama Babington's ed è un luogo di perdizione per chiunque ami il tè e/o i gatti: sugli scaffali sono allineati ordinatamente innumerevoli barattoli e confezioni di foglie di tè e tutti gli accessori possibili e immaginabili per prepararlo e servirlo.
La cameriera mi si rivolge in inglese, dando probabilmente per scontato che una donna carica di acquisti che decide di prendere un tè da Babington's non possa essere italiana. Sorvolo sui prezzi indicati nel menu e mi concedo un tè verde alla vaniglia ed un cupcake al limone e cioccolato.
(quando ho scattato la foto, il tè doveva ancora arrivare)
Trascorro l'ultima sera a casa degli zii insieme al più giovane dei miei cugini romani e alla sua famiglia.
Martedì mattina ho il treno alle 9:25 da Tiburtina. Parto presto, temendo l'affollamento dell'ora di punta, ma la fortuna mi assiste: mentre scendo le scale della metro vedo arrivare un convoglio stipato di passeggeri e lo lascio ripartire, evitando di affrettarmi. Pochi minuti dopo ne arriva un altro decisamente più vuoto, al punto che trovo addirittura un posto a sedere. La consueta sessione di man-watching mi porta a considerare che i ragazzi che intendono acquistare pantaloni a vita bassa, con il cavallo basso e/o con le tasche posteriori che arrivano a metà coscia dovrebbero prima guardarsi allo specchio da tutti i lati, per rendersi conto di quanto appaiono ridicoli visti da dietro.
Arrivo alla stazione con molto anticipo e proseguo l'osservazione della fauna locale, appuntandomi mentalmente che le ragazze della mia stazza non devono assolutamente indossare leggings rosa con tagli sulle cosce e sui polpacci.
Riprendo Italo Treno fino a Mestre. Questa volta arriva con quasi mezz'ora di ritardo, ma per me non fa molta differenza: se fosse arrivato puntualissimo avrei avuto a disposizione solo pochissimi minuti per la coincidenza con il regionale per Portogruaro, quindi avevo già messo in conto che probabilmente avrei dovuto prendere il treno successivo, come infatti accade.
Anche questa vacanza romana è finita ed è stata straordinariamente soddisfacente. Sono riuscita ad incontrare tutte le persone che ci tenevo a vedere e a fare tutto quello che desideravo.
E, come ogni volta, a Roma mi sono sentita a casa.
[continua...]