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mercoledì 28 luglio 2010

Luci ed ombre

Ho passato il collaudo.
Ieri mattina mi sono presentata al CRO per il tagliando, ben imbottita di cortisone e antistaminici e con un referto di analisi del sangue da fare invidia (udite, udite! i globuli bianchi sono saliti a 3.800!).

La prescrizione era insolita: TAC torace senza contrasto e risonanza magnetica addome alto e basso con contrasto. Di solito si usa il contrasto anche per la TAC e non si fanno risonanze "doppie",  me l'avevano detto anche quando ho prenotato, ma ci siamo dovuti inventare questa soluzione per controllare tutte le zone a rischio evitando l'uso del mezzo di contrasto iodato a cui reagisco piuttosto male. Non che il gadolinio utilizzato per la risonanza si del tutto innocuo, le ultime due volte schiena, spalle e braccia si erano ricoperte di macchie rosse, ma sempre meglio che smettere di respirare.

Con la TAC me la sono cavata in fretta, ma per la risonanza mi aspettavo una cosa molto lunga, dato che c'era da esaminare circa il doppio di roba rispetto all'ultima volta.
Dovevo trovare una posizione comoda sul lettino, che si potesse mantenere per più di un'ora, così ho chiesto un cuscino o qualcosa di simile da mettere sotto le ginocchia per evitare dolori alla schiena e alla pancia (se tengo le gambe dritte e le braccia sopra la testa, l'addome si tende e la palla fa male). Il tecnico mi ha aiutata a sistemarmi, rassicurandomi però sulla durata dell'esame: per velocizzarlo, mi avrebbero chiesto alcune volte di trattenere il respiro. In effetti con otto/dieci apnee da 20-30 secondi ciascuna la durata complessiva è stata più o meno la solita e in più il tecnico ha detto che le immagini sono risultate particolarmente buone.
Me lo segno per le prossime volte: trattenere il respiro per un po' non mi costa nulla e se può contribuire a ridurre i tempi e migliorare i risultati, ben venga.

Dopo essermi rivestita e aver salutato il personale, stavo già imboccando il corridoio verso l'uscita, quando ho visto le macchie rosse sul braccio. Poche, meno della volta scorsa, ma c'erano.
Dietro front.
La radiologa ha preso sul serio la cosa, considerando che c'erano dei precedenti e che avevo fatto la preparazione farmacologica per evitare le reazioni allergiche, così oltre a tenermi in osservazione come le volte precedenti, mi ha prescritto un'infusione di soluzione fisiologica, per velocizzare lo smaltimento del mezzo di contrasto. Dopo circa un'ora e due flebo di fisiologica le macchie rosse erano quasi sparite e non c'erano altre reazioni: libera!
Ma con un regalo: nell'attesa, la radiologa aveva esaminato e refertato la risonanza. Nessuna formazione sospetta, niente linfonodi ingrossati, niente macchie strane, solo la solita palla, praticamente invariata rispetto alla precedente risonanza.
Decisamente buone notizie! È vero che manca ancora il referto della TAC, ma questo è un ottimo punto di partenza!
Sarà stato il calo di tensione, l'effetto dei farmaci o l'insieme delle due cose, ma sono tornata a casa completamente intontita dalla sonnolenza e non sono bastate a rimettermi in sesto né due ore e mezza di sonno pomeridiano, né altre nove ore di sereno riposo notturno: ancora oggi mi sento un po' annebbiata.

E in questo stato ovattato, a metà tra la felicità e il sonno, è arrivata la mazzata.
Lara se n'è andata.
L'avevo conosciuta attraverso questo blog, mi aveva contattata a maggio dell'anno scorso perchè anche lei aveva un sarcoma, il suo però era inoperabile. Ci siamo scambiate mail, messaggi e telefonate per diversi mesi. Arrivava sempre in punta di piedi, timorosa di disturbare quando mi contattava in chat, chiedeva scusa per un tempo che le pareva forse di rubarmi e dovevo insistere per farle capire che quelle nostre conversazioni erano invece un regalo anche per me. Parlavamo di vita, delle cose di tutti i giorni, di libri, di viaggi, di lavoro, di quello che gli altri si dimenticano di chiederti perchè spesso finiscono per vederti solo attraverso la malattia e non sei più una persona, sei "quella con il cancro" e pensano che nella tua vita non ci sia altro che quello.
Ci saremmo anche dovute incontrare a dicembre, quando sono stata in Liguria, ma ci si erano messe in mezzo le alluvioni che avevano fatto chiudere le strade e non ci siamo riuscite.
Ad aprile erano subentrate per lei complicanze polmonari e da allora era stato difficile restare in contatto: parlare le risultava faticoso, non usava quasi più Internet e rispondeva sempre più raramente ai miei SMS. Così ne mandavo sempre meno, prima ogni giorno, poi ogni tre giorni, ogni settimana, ogni dieci giorni... L'ultimo l'ho mandato il 9 luglio, lei si è spenta il giorno dopo ma io l'ho saputo solo oggi da Widepeak.
Spero di essere riuscita a regalarle qualche sorriso in questi mesi, ma continuo a chiedermi se avrei potuto fare di più, se avrei dovuto insistere con i miei messaggi anche quando lei non aveva più la forza di rispondere, per farle sentire tutto il mio affetto proprio quando la sua voce era ormai troppo flebile per arrivare fino a me.

Ma ormai è solo silenzio e ricordo di una donna coraggiosa.

lunedì 26 luglio 2010

Bloggheresse at work

Giovedì scorso avevo un impegno di lavoro a Roma.
Che detta così suona anche bene, fa quasi pensare che io sia una donna in carriera, anche se a vedermi in stazione, con l'abbigliamento quasi da spiaggia e gli auricolari del lettore MP3 mentre canticchiavo tra me e me per preparare il prossimo concorso di canto, al massimo si poteva pensare ad una donna "in corriera".
L'avevo buttata lì alle bloggheresse romane: "Io devo essere a Roma il 22, mi fermo un paio di giorni, magari ci vediamo per un tè o un aperitivo". Mai avrei pensato di scatenare una marcia su Roma.
Sono arrivate dall'Emilia, dalla Toscana e da Parigi.
Era tanta la voglia di incontrarsi: c'era da discutere del nostro progetto comune, che ormai è ben più di un'idea, ma non era solo questo. C'era la voglia di vedere chi ancora non si era potuto incontrare di persona e di ritrovare quelle che già si erano conosciute. Soprattutto, c'era il desiderio di condividere la fatica e le speranze di questo cammino che ci accomuna.E proprio questo è stato, davanti al bendiddio imbandito sul tavolo da giardino di Anna, sotto al fresco di una pergola di vite americana, in una giornata d'estate romana ingentilita da un soffio di vento: discorsi importanti e chiacchiere oziose, decisioni e conti per il nostro progetto che nasce e sogni di sponsor per farlo diventare grande, racconti di momenti difficili e battute divertenti, perchè la nostra vita è stata segnata indelebilmente dal cancro, ma non è solo cancro, non siamo solo pazienti oncologiche, siamo molto di più.

C'erano ZiaCris e Milva, Giorgia e Rosie, e le giovanissime del gruppo, Sissi e Anna Lisa. Già, Anna Lisa che fino a due giorni prima sembrava non ce l'avrebbe fatta, troppo affaticata dalla chemio. Ma una sacca di sangue, quel sangue che salva la vita, può anche regalare un sogno. E può arrivare solo da donatori volontari. Ricordatevelo prima di andare in vacanza.
Mancava solo Julia, trattenuta all'ultimo da imprevisti domestici, ma era un'assenza soltanto fisica, lei è stata con noi in ogni momento.
È questa la cosa davvero grande di questa banda di bloggheresse, un legame virtuale che è diventato vero e che sa superare lo spazio e il tempo, un incontro di diversità che crea armonia.
Ecco perchè adesso ho una tazza di tè verde in mano e il sorriso di Rosie nel cuore.

domenica 18 luglio 2010

Non si sa mai

Finalmente ho prenotato l'hotel per le vacanze.
Ci abbiamo messo un po' a decidere dove andare.
Prima di tutto dovevamo capire quale tipo di vacanza volevamo: itinerante? stanziale? rilassante? tour de force? Fatti due conti con le mie capacità motorie ridotte, abbiamo escluso tutte le destinazioni che richiedono voli aerei prolungati (Canada, Stati Uniti, Oriente), Londra e le altre capitali europee, che meritano una condizione fisica migliore per essere esplorate come si deve, il Sudafrica per cui è opportuna la vaccinazione antimalarica. Le zone mediterranee sono escluse in partenza perché in agosto fa troppo caldo. Ci ispiravano Irlanda e Scozia, ma la formula migliore per visitarle è il fly and drive e ci preoccupa un po' l'idea della guida dal lato sbagliato della strada. Insomma, abbiamo tentennato un bel po', continuando a rinviare la decisione fino a un paio di giorni fa.
Alla fine abbiamo optato per la vacanza relax, che per noi è sinonimo di Alto Adige. In una zona diversa dall'ultima volta, nell'area dolomitica, ma sempre in un hotel dotato di tutte le comodità, per viziarci al 100%.
Lavoro molto in questo periodo, sto portando avanti alcuni progetti impegnativi, interessanti e gratificanti, che però mi lasciano esausta. Ho bisogno di riposare, di valutare con delicatezza se e quanto riesco a muovermi, di ricaricare le batterie per affrontare al meglio un autunno che si annuncia densissimo di attività, tra lavoro, musica e teatro  (eh già, vorremmo dare un seguito al corso che abbiamo seguito in primavera e cimentarci con un copione da mettere in scena).

E allora perchè c'era bisogno di pensarci così a lungo per arrivare a questa soluzione?
Forse se vi dico che domani devo andare a fare il prelievo di sangue perché tra 9 giorni ho la prossima (doppia) risonanza + TAC, vi si accende una lampadina.
In fondo, tutte le incertezze si riconducono a quello: mi è sempre difficile guardare più in là del prossimo controllo.
Non si sa mai.

Non sono affatto sicura che sia tutto a posto, che andrà tutto bene.
Queste giornate di caldo soffocante sono state pesanti e fastidiose: la palla mi ha dato parecchio fastidio, le formiche si sono fatte sentire e hanno morso, anche in zone che non frequentavano da mesi. Può essere il caldo, la stanchezza, la solita ipocondria pre-controllo.
Ma non si sa mai.

Sto valutando se stipulare l'assicurazione per l'annullamento viaggio: quest'anno potrei, dato che non ho ricevuto cure ospedaliere per patologie oncologiche negli ultimi 12 mesi (ebbene sì, diverse assicurazioni di viaggio non riconoscono la copertura per chi è oppure è stato di recente in cura per il cancro), ma credo che non lo farò. E non per ottimismo, ma solo perché so che in quelle due settimane sarà in ferie anche il mio oncologo. E poi vado in Alto Adige, mica in Australia.
Non si sa mai.

Ci provo a guardare oltre: ho preso incarichi di lavoro per i prossimi 7/8 mesi, mi sono iscritta al corso di canto anche per il prossimo anno, ho dato disponibilità per il progetto di teatro... Per la maggior parte del tempo mi concentro sulle cose da fare e riesco a considerare quelle due righe in agenda come tutte le altre. Ma ogni tanto mi fermo a guardarle: in una c'è scritto "analisi", nell'altra "TAC + risonanza". Non sono uguali alle altre.
Non si sa mai.

Adesso però è ora di iniziare a scaldare la voce per il concorso canoro di stasera. Non mi aspetto certo di vincere, ci sono concorrenti molto più brave di me, ma spero di fare bella figura. E poi... non si sa mai!

venerdì 9 luglio 2010

Ordine

Ieri pomeriggio, in preda ad un attacco di frenesia organizzativa, ho fatto un po' d'ordine in giro per casa.
Sono partita dal salotto, eliminando senza rimpianti qualche orrendo soprammobile, depliant pubblicitari e vecchi scontrini. Ho salutato con molta gratitudine ed una punta di dispiacere il mio buon vecchio zainetto bordeaux, ormai irrimediabilmente prossimo al disfacimento dopo 13 anni di fedele ed ininterrotto servizio. Fedeltà che talvolta mi ha fatto dubitare della mia appartenenza all'universo femminile, dato che mi manca del tutto l'impulso ad acquistare sempre nuove borse.
Dirò di più: sono intollerante a qualsiasi forma di shopping, con l'unica rilevante eccezione dei libri, e quasi completamente indifferente a tutto quello che riguarda il mio aspetto esteriore.
Sarà che non sono mai stata una gran gnocca, ma mi è sempre sembrato che la cura dell'immagine fosse un inutile spreco di tempo ed energie. Non vado in giro proprio come una stracciona... beh, quasi mai almeno, però non si può proprio dire che il look sia tra le mie priorità.
Fossero tutti come me, parrucchieri ed estetiste morirebbero di fame (però si salverebbe chi fa massaggi), crollerebbe tutto il business della moda, dagli abiti alle scarpe, borse, accessori, gioielli, trucco e cosmesi. Le profumerie non esisterebbero e nemmeno i centri abbronzatura, le palestre, le riviste che trattano di moda e/o di gossip. Per la verità potrebbero chiudere anche tutte le edicole, tanto la Settimana Enigmistica mi arriva per posta in abbonamento.
Lo so, non sono normale, ma che ci volete fare?

Dopo aver turbinato per una mezz'ora in salotto come un tornado, sollevando e rivoltando tutto quello incontravo, sono passata al mio studio, dove nelle ultime settimane tra impegni di lavoro e scadenze fiscali praticamente ogni superficie orizzontale aveva finito per ricoprirsi di carte, dox, cartelline e raccoglitori.

Avevo bisogno di spazio per sistemare i documenti dei nuovi clienti, ma soprattutto avevo bisogno di ordine. Perchè l'ordine non è solo un'esigenza pratica, per me è anche una questione mentale.
Quando ho l'impressione di perdere il controllo della mia vita, fare ordine nelle cose intorno a me mi aiuta a ridefinire le priorità, a creare qualche punto fermo de cui partire per affrontare una cosa per volta e riprendere in mano la situazione. E in questo periodo ho avuto più di qualche volta la sensazione di non riuscire ad affrontare tutte le cose che devo fare, di non farcela a rispettare tutti gli impegni.
Così mi sono dedicata per un paio d'ore ad un'attività quasi catartica: l'eliminazione di oggetti inutili.
Ogni tanto ho bisogno di voltare pagina, di creare un punto di rottura, di scaricare dalle spalle qualche peso per camminare più leggera. Mi piace svuotare qualche spazio per fare posto a nuove occasioni,  gettare le confezioni vuote per avere la possibilità di provare qualcosa di nuovo.

Anche nello studio le prime vittime sono stati alcuni ninnoli: soprammobili, portachiavi, pupazzetti e simili: alcuni sono finiti nella spazzatura o tra gli oggetti da regalare a un'amica della mamma che adora ogni genere di paccottiglia, altri a cui sono in qualche modo legata perchè mi sono stati regalati da persone care hanno trovato posto in una scatola in cui staranno al riparo dalla polvere.
È stata poi la volta di un centinaio di dischetti da 3,5 pollici, quelli per cui i PC da qualche anno non montano nemmeno più i lettori, e un po' di vecchi CD di software. Ho scoperto che avevo ancora i driver di un computer che ho rottamato qualche anno fa, antivirus dei primi anni '90, programmi da archeologia informatica... Via tutto!

Alla fine sono riuscita a liberare una parte di libreria sufficiente per sistemare i nuovi dox, ho rimesso al loro posto i documenti che avevo consultato per la dichiarazione dei redditi, archiviato la corrispondenza, cestinato ancora un po' di pubblicità, disposto in pile ordinate le pratiche ancora da evadere.
E quando mi sono rimessa al lavoro, anche se la lista delle cose da fare era e rimane ancora terribilmente lunga, il senso di disagio si era attenuato ed era tornata la fiducia. Ce la posso fare. Ce la farò.

venerdì 2 luglio 2010

Un bel tacer non fu mai scritto

Mi rendo conto che a volte sembra che io abbia abbandonato il blog, non scrivo per giorni, settimane.
E allora mi viene in mente una frase incorniciata nel salotto di una zia, attribuita a Papa Luciani:
"Parla solo se quello che hai da dire è utile, interessante o divertente.
In veneto: prima de parlar, tasi!"

(traduzione: prima di parlare, taci)