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martedì 19 gennaio 2010

Vecchia ragazza

Uh, poffare poffarissimo! È tardi! È tardi! È tardi!


Avevo in programma una riflessione sul tempo che passa, ma... il tempo è passato e Sono in ritardo! In arciritardissimo!
Ma nei giorni scorsi ho avuto tanto da fare...

  

 

 


Insomma... ieri era il mio compleanno!!

Nonostante la frenesia dei festeggiamenti multipli (cena con tanti amici domenica, tè con i vicini di casa lunedì pomeriggio e incontro con gli amici del Club lunedì sera), tra una pasta frolla e una crema pasticcera ho trovato il tempo per qualche riflessione.

Innanzitutto sono contenta di esserci ancora. E scusate se è poco.

Ma ho pensato anche a quando avevo dieci anni e già i trentenni mi sembravano così "grandi" e distanti... figuriamoci i quarantenni, quelli erano decisamente vecchi, praticamente su un altro pianeta.
Sono diventata vecchia anch'io?
Io non mi sento addosso lo stesso alone di seria (e noiosa) rispettabilità che vedevo nei "grandi" quando ero bambina, non mi sento così lontana dall'infanzia e dall'adolescenza, di cui ricordo tanto bene le sensazioni, i ragionamenti e i giudizi, e mi sembra di aver conservato almeno un po' della curiosità e dello stupore con cui un bambino guarda il mondo.

Ma è davvero così? Come mi vede oggi un bambino di dieci anni?
Non cerco di assomigliare ad una ragazzina, sarebbe ridicolo se non addirittura patetico, ma mi sento molto più a mio agio in jeans, t-shirt, felpa e sneakers piuttosto che con il tailleur e le scarpe con il tacco. E soprattutto ci sono passioni e comportamenti generalmente classificati come infantili che continuo a coltivare perchè li sento ancora miei: mi piacciono i giochi, adoro i cartoni animati e i film fantastici, mi incanto davanti agli animali, mi entusiasmo sulle giostre di un parco divertimenti.
Sono diventata una "signora" o soltanto una vecchia ragazza?

venerdì 8 gennaio 2010

Riflessioni

Mi sono chiesta da dove sia nato lo stato d'animo del post precedente, un attacco di pessimismo un po' eccessivo, considerato che sto piuttosto bene e non ho particolari motivi di preoccupazione.
Ci ho rimuginato parecchio e a furia di riflettere, ho identificato alcune cause che si sono sommate.


1. Sono passati quasi quattro anni dalla prima diagnosi e dovrei festeggiare, dato che sono ancora qui e mi sento bene, invece in un angolo della mente fanno capolino le statistiche, quelle che parlano di percentuali di sopravvivenza a 5 anni. E allora oscillo tra la soddisfazione di  pensare che posso ancora sperare di essere nell'esiguo x% di quelli che ce la fanno e il disagio di sentirmi come una confezione con la data di scadenza, quel "consumare preferibilmente entro..." che non è tassativo, perchè il prodotto può restare commestibile ancora per un bel po' dopo, ma insomma, un dubbio te lo poni.


2. Non sono mai riuscita a ritornare alla normalità dopo la recidiva. I postumi delle terapie e dell'operazione mi hanno imposto disagi fisici rilevanti nei primi mesi e ora, anche se ridotti, sono sempre lì a ricordarmi che ho qualche limitazione, ci sono cose che non posso e non potrò mai più fare; più di tutto però, la prolungata inattività mi ha sprofondata in uno stato di pigrizia, secondo il noto principio che meno si fa e meno si farebbe. Tanti mesi senza lavorare, o lavorando poco, hanno alterato i miei ritmi ed ora sono meno attiva e più incline a crogiolarmi nell'ozio.


3. Infine, provo sempre una certa perversa soddisfazione nello sconvolgere le persone che mi stanno intorno; non mi piace essere classificata ed incasellata, ogni tanto ho voglia di dare uno scossone all'idea che la gente si fa di me, e allora ci sta bene anche un po' di autocommiserazione, tanto per ricordare che io non sono sempre quella che resiste e che sopporta tutto con il sorriso, ma sotto la scorza dura c'è un essere umano con tutte le sue debolezze.

sabato 2 gennaio 2010

Buoni propositi

Durante il cenone di Capodanno mi hanno chiesto quali sono i miei buoni propositi per il 2010.
Non ci avevo pensato prima, ma la risposta è arrivata immediata e spontanea: "arrivare al 2011". E basta.

Una volta per me iniziare l'anno era come aprire un quaderno nuovo, una cosa che a scuola mi piaceva tantissimo perchè era un'occasione per cominciare un nuovo progetto, con l'esperienza di quello che avevo già imparato, ma senza gli errori e le cancellature del quaderno precedente, la possibilità di scaricare tutto quello che c'era stato di sbagliato e ripartire solo con le cose buone e utili.
Un nuovo quaderno iniziava sempre con tanti buoni propositi: sarò più ordinata, più attenta, più brava. Al momento di scrivere il nome sulla prima pagina, ogni quaderno poteva diventare il quaderno perfetto, quello in cui non ci sarebbe stato niente da correggere, niente da rimpiangere. Alla fine non succedeva, prima o poi arrivava la cancellatura, la frase buttata giù troppo in fretta, il conto che non tornava; però per quelle prime, magiche pagine, tutto era ancora possibile.

Mi manca quella voglia di cominciare, di fare, di mettermi alla prova, di lanciarmi in nuove avventure; l'orizzonte è diventato troppo stretto, non riesco a guardare più avanti del prossimo controllo, ho paura di inizare cose che potrei non avere il tempo di portare a termine, non ho l'energia per affrontare nuove sfide.
Mi manca quella infinita speranza di futuro.