martedì 27 ottobre 2015

Parliamo di cose belle

Periodo di controlli con la testa tra le nuvole. Ieri mattina prima di andare al lavoro sono dovuta rientrare tre volte in casa a prendere qualcosa che avevo dimenticato, stamattina stavo andando al CRO a fare la TAC in ciabatte, me ne sono resa conto dopo essere uscita dalla porta.
Subito dopo la TAC ho fatto la visita con l'oncologo, e intendo proprio subito, questione di un quarto d'ora.
È la prima volta in poco meno di dieci anni che l'oncologo mi vede con qualche minuto di anticipo rispetto all'orario stabilito, quindi aspettatevi qualche catastrofe: terremoti, alluvioni, invasioni di cavallette, un nuovo disco di Gigi d'Alessio...
Come al solito, per evitare reazioni allergiche al mezzo di contrasto avevo dovuto fare la premedicazione con cortisone e antistaminico: ha funzionato, ma con il consueto effetto collaterale: nel pomeriggio ho dormito più di quattro ore.
Per avere l'esito ci vorrà qualche giorno: nel frattempo, meglio pensare ad altro, possibilmente a qualcosa di bello.

Gratitudine.
Ecco cosa mi ha regalato la serata di sabato.
Gratitudine per l'amica Marta che quasi due mesi fa mi ha segnalato l'evento, gratitudine per avervi potuto assistere.
Amo il musical e amo due musical in particolare. Uno è Les Miserables, che voglio assolutamente riuscire a vedere dal vivo prima o poi, anche se per farlo dovrò andare a Londra (o forse proprio per questo!). L'altro è Jesus Christ Superstar, che ho visto per la prima volta una trentina d'anni fa in un allestimento ridotto, con musica registrata e senza scenografie, e poi più di recente, forse sette/otto anni fa, sempre in versione semplificata, in una rassegna estiva di musica all'aperto.
Ma finalmente sabato ho potuto assistere a un allestimento completo, con musica dal vivo, scenografie, costumi... e soprattutto con un cast straordinario.
Tutti bravi, con menzioni speciali per Pilato (Emiliano Geppetti), Caifa (Francesco Mastroianni), Maddalena (Simona Distefano) e Hannas (Paride Acacia).
E poi c'era lui. Ted Neeley. Quello vero.

Il Gesù del film del 1973 oggi ha 72 anni e una voce ancora di tutto rispetto.
Ho avuto qualche dubbio all'inizio, quando la precisione delle note non mi sembrava accompagnata da un'adeguata potenza vocale, ma da Hosanna in poi è stato un crescendo, fino a una straordinaria Gethsemane, che si è conclusa con una meritatissima standing ovation.

Dopo lo spettacolo, Marta e io ci siamo messe in fila come due ragazzine per gli autografi. Più di due ore di attesa prima di riuscire finalmente a raggiungere il protagonista, tra le raccomandazioni degli addetti alla sicurezza di non dilungarci troppo.
Ci abbiamo messo tutta la nostra buona volontà, ma non è stato proprio possibile fare in fretta, non per causa nostra ma perché il calore umano di Ted è semplicemente incontenibile.
Quando ci siamo avvicinate, stava scambiando le ultime parole con un'altra fan, ma mi ha subito preso la mano. L'ho salutato con le prime parole di King's Herod Song: "Jesus, I am overjoyed to meet you face to face" (Gesù, sono felicissima di incontrarti faccia a faccia). Lui ridendo ha risposto: "Where did I hear these words before?" (Dove ho già sentito queste parole?).
L'ho ringraziato per le grandi emozioni che ci aveva regalato e lui mi ha chiesto se avevo cantato durante tutto lo spettacolo. Ovviamente sì.
Ci ha abbracciate più volte, continuando a tenermi la mano anche dopo la foto di rito.

Siamo tornate a casa con il cuore pieno di emozione per avere avuto l'opportunità di conoscere un artista straordinario, ma soprattutto una persona straordinaria.

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